Il Teatro di Corte di Caserta nacque per volere del re, e la sua architettura è ispirata al rivoluzionario Teatro di San Carlo di Napoli.Fu uno dei primissimi teatri con forma di ferro di cavallo, la quale consentiva una migliore acustica e visibilità, ma a differenza del San Carlo, di cui riprende la forma, la struttura interna è totalmente differente, e per alcuni versi perfino migliore. Il Teatro di Corte era molto utilizzato dai sovrani per rivedere in privato tutti gli spettacoli del teatro napoletano.
Il Teatro di Corte della Reggia di Caserta, riproduzione in scala del San Carlo di Napoli e splendido esempio di architettura teatrale del XIX secolo, fu l’unica sala del palazzo interamente realizzata sotto il controllo del Vanvitelli, nonostante, per giungere al suo completamento, egli abbia dovuto superare notevoli difficoltà tecniche e finanziarie.
Leggendo i documenti relativi alla volta, si apprende che Vanvitelli in origine voleva realizzare nel Parco un grande teatro pubblico direttamente collegato al Palazzo Reale. Re Carlo, visto l’enorme successo europeo del suo San Carlo di Napoli, desiderava un teatro interno al palazzo, quindi non esterno, così l’Architetto nel marzo 1752 fu costretto a cambiare il progetto inserendolo all’interno della Reggia. Così Vanvitelli decise di:
“…fare un teatrino dentro il palazzo per comediole domestiche; questo lo situarò nel luogo il più oscuro, perché non vi occorre lume e vi rinviene assai a proposito”.
Il Teatro di Corte tra l’altro non era previsto nel progetto originario del palazzo, infatti non si trovano informazioni relative al Teatro né nei primi disegni preparatori del Vanvitelli, né nelle tavole della prima edizione della Dichiarazione, quindi la sua costruzione iniziò nel 1756, tre anni dopo l’inizio dei lavori per la Reggia. Il processo di decorazione impiegò molto più tempo del previsto, in quanto l’architetto stava contemporaneamente supervisionando la costruzione della Reggia di Caserta, dell’Acquedotto Carolino e di altri edifici a Milano e Benevento. Il Teatro vanvitelliano aveva evidentemente uno stile ancora tardo barocco, nonostante che all’epoca fosse gia acceso il dibattito culturale sulle sale per lo spettacolo da parte degli illuministi italiani e francesi.
Conclusi i lavori nel 1768, il Teatro di Corte fu inaugurato nel carnevale del 1769 dalla giovane coppia reale, Ferdinando e Maria Carolina, alla presenza di tutta la nobiltà napoletana, e fino al 1798, vide un calendario di avvenimenti denso di impegni, che andavano dalle feste da ballo, alle rappresentazioni teatrali e musicali.
Una notevole collezione di libretti d’opera (conservati nella Biblioteca Palatina situata negli Appartamenti Reali), testimoniano l’amore per la musica di entrambi i sovrani, cosa dimostrata anche dal fatto che la maggior parte delle opere del Teatro San Carlo di Napoli erano continuamente replicate alla Reggia di Caserta.
Come detto precedentemente il Teatro di Corte si rifà al San Carlo di Napoli, ma tale riferimento si limita alla sola forma, in quanto la suddivisione degli spazi è assolutamente innovativa. A differenza di altri teatri europei, quali Drottningholm e Versailles, i quali sono collocati in un edificio esterno dedicato, quello della Reggia è perfettamente inserito all’interno del palazzo, nonostante come accesso sia isolato dal resto.
L’impressione che si riceve visitando il teatro, con i suoi colori caldi accentuati dalla luce soffusa del grande lampadario centrale, è quella di un ambiente ricco ma intimo e raccolto, quasi una “caverna”.
LINK ESTERNO: il Teatro San Carlo
Tale struttura, definita come Teatro all’Italiana – sarebbe piu corretto definirlo Teatro alla Napoletana – divenne subito lo standard per tutti i nuovi teatri mondiali, e decretò l’abbandono della classica struttura rettangolare a gradinate.
Il teatro a palchetti nasce per rispondere ad esigenze diverse:
L’Opera Royal nella Reggia di Versailles fu una delle prime copie del Real Teatro della Reggia di Caserta.
Il Teatro alla Scala di Milano nacque si come ennesima copia del Real Teatro San Carlo di Napoli, ma l’architetto Giuseppe Piermarini, uno degli allievi di Luigi Vanvitelli, imparò dal Real Teatro della Reggia di Caserta mentre questo veniva realizzato.
Il Teatro situato nella parte occidentale del palazzo, ed ha quattro ingressi: uno riservato al Re ed alla corte, due laterali con scale a chiocciola per il pubblico ed un altro per gli artisti ed i macchinari tecnici, situato alle spalle del palcoscenico, collegato direttamente con l’esterno.
Il Teatro di Corte ha forma di ferro di cavallo, occupa i primi due livelli del palazzo, misura 12 metri in lunghezza e 12m in larghezza, e dispone di 41 palchi disposti su cinque file, l’ultima delle quali si trova proprio sotto la volta,ed un palco reale.
I palchetti sono stati decorati da Gaetano Magri con puttini, corone di foglie fiori e conchiglie. Ogni palchetto ha una diversa decorazione rispetto quello accanto, ma è uguale a quello di fronte sull’altro lato del teatro. I lavori in gesso e le dorature alle cornici in stucco furono eseguiti da Pietro Ferdecchini e Gennaro Amodio, mentre i “cartapestari” Gaetano Navarro, Nicola Ciliento e Francesco Bonfantini, eseguirono nel 1768 i capitelli d’ordine composito delle colonne e le statue di Orfeo e Anfìone collocate in due nicchie ai lati del proscenio posizionato all’interno di uno splendido giardino.
Confronto tra il progetto originale ed il rilievo moderno.
Come detto precedentemente il Teatro di Corte si rifà al San Carlo di Napoli, ma tale riferimento si limita alla sola forma, in quanto la suddivisione degli spazi è assolutamente innovativa,sia per quanto riguarda:
A differenza di altri teatri europei, quali Drottningholm e Versailles, dove il teatro è collocato in un edificio esterno dedicato, il Teatro della Reggia è perfettamente inserito all’interno del palazzo, nonostante come accesso sia isolato dal resto.
Dopo aver attraversato una serie di ambienti di disimpegno, si giunge all’ingresso centrale, riservato al re ed alla corte: l’improvviso passaggio da uno stretto corridoio al palco reale, affacciandosi dal quale lo sguardo improvvisamente si espande sull’intero teatro, genera una improvvisa e suggestiva emozione.
L’impressione che si riceve visitando il teatro, con i suoi colori caldi accentuati dalla luce soffusa del grande lampadario centrale, è quella di un ambiente ricco ma intimo e raccolto, quasi una “caverna”.
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Video della soprano Cecilia Bartoli registrato nel Teatro di Corte