Le fontane della Reggia di Caserta

3km di fontane e tre secoli di architettura del paesaggio in un solo Parco

Scopri ora le Fontane della Via d’Acqua nel Parco della Reggia di Caserta lungo un percorso di quasi 4km!

Descrizione delle Fontane della Reggia di Caserta

Le fontane della spettacolare via d’acqua attraversano la seconda parte del Parco, al centro di un lungo viale che sale verso le colline circostanti seguendone il naturale pendio. I due viali laterali sono delimitati da lecci aventi doppia altezza, in una tipica forma detta a “sedile”. Le tre linee si congiungono virtualmente nel punto di fuga prospettico delineato dal Monte  Briano. Qui vi è una cascata la cui acqua proviene dall’Acquedotto Carolino.

La spettacolare Via d’Acqua avente di base forma rettilinea ma discontinua, tramite l’alternanza di grandi vasche, cascatelle, fontane e grandi prati. Questa soluzione, insieme alla pendenza naturale del terreno, crea un’illusione ottica che fa sembrare il viale molto più breve della lunghezza reale (oltre 3 km). Ciò dimostra le capacità scenografiche del Vanvitelli di manipolare la prospettiva per creare illusioni ottiche. Gli aspetti più suggestivi del corso d’acqua, a parte l’aspetto paesaggistico, sono le fontane, decorate con un ricco apparato scultoreo.

La Fontana Margherita

La Fontana Margherita rappresenta un’eccezione tra le Fontane, sia perché non era affatto prevista in tale forma, piuttosto Luigi Vanvitelli voleva realizzare una grande fontana con la Reggia di Nettuno, poi non realizzata. Inoltre non è né decorata da sculture, ne fu realizzata da Luigi Vanvitelli ne dal figlio Carlo che si occupò della realizzazione di buona parte del Parco Reale dopo la morte del padre, ma fu creata tra il 1830-1890 quando, probabilmente, vi fu una riqualificazione dell’intero parterre. Nel tempo ha subito varie trasformazioni: dacché era un bellissimo cesto con bordo scolpito a finto vimini, fu poi trasformata i una bassa fontana col bordo in pietre naturali al cui centro vi è uno scoglio da cui sgorga un basso zampillo, poi in una vasca circolare con bordo lineare.

Nella parte iniziale la Fontana Margherita è dotata di una meridiana, ed è circondata da parterre erbosi e da grandi statue, in forma di termini, raffiguranti Apollo e le Muse e, sull’esempio del giardino rinascimentale, fu arricchita di piccoli tronchi n marmo giallo a sostegno di vasi di agrumi. Ai lati della fontana Margherita si diramano due rampe che conducono alla Via d’Acqua.

La Fontana Margherita con la Reggia sullo sfondo

La Fontana dei Delfini

La Fontana dei Delfini rappresenta la figura di un mostro marino con la testa di un delfino, fiancheggiata da due delfini più piccoli. Le sculture, in travertino di Bellona, furono eseguite da Gaetano Salomone tra il 1776 e il 1779. Il disegno appartiene (come da note d’archivio) a Carlo Vanvitelli, che rielabora quelli del padre.

Dalla bocca del mostro marino fuoriescono i getti d’acqua che ricadono in una vasca lunga 470 metri larga 27 e con una profondità di 3 metri. Sullo sfondo un bugnato listato crea l’effetto naturalistico delle rocce in un gioco tra il geometrico e il naturale. La fontana nasconde, sotto gli scogli tufacei, una grotta percorribile con sedili di sosta. Nel 1781 Ferdinando IV di Borbone diede una grande festa illuminando i viali, dal palazzo fino alla fontana.

Ai lati della Fontana vi sono delle grotte artificiali.

La Fontana di Eolo

Dalla Fontana dei tre delfini, seguendo il corso d’acqua si arriva alla gigantesca Fontana di Eolo che ha una larghezza di circa 80 metri, 4 volte più grande della Fontana di Trevi in Roma! Essa rappresenta il dio dei venti, Eolo, che sollecitato dalla dea Giunone, scatena la furia dei venti contro Enea ed i Troiani. Le statue sono state realizzate da Gaetano Salomone, Brunelli, Violani, Persico e Solari. E’ ornata con 28 statue al posto dei 54 quelle del progetto originale. 

E’ una delle opere incompiute del parco: il progetto, di cui resta solo un modello in legno predisposto dallo stesso Vanvitelli, prevedeva un grande gruppo scultoreo di Eolo e Giunone su un carro trainato da pavoni, ma non fu mai realizzato. Le sculture di Giunone e dei pavoni sono attualmente all’ingresso degli uffici della Soprintendenza. 

Allo stesso modo nel bacino della fontana, che rappresenta il mare delle isole Eolie, tre isole dovevano essere create a raffigurare i monti siciliani Peloro, Pachino e Lilibeo. Dei tre prevista solo le prime due sono state fatte privo di statuaria. In origine le statue erano “balzato fuor d’acqua”, attraverso una conduttura di piombo e versarlo nella vasca sottostante per creare le onde del mare in tempesta. Una cascata cade dall’alto dello spettacolare emiciclo ad arco che circonda la fontana.

Purtroppo durante la Seconda Guerra Mondiale fu pesantemente danneggiata, in quanto fu usata come bersaglio dai soldati che si divertivano a sparare contro le sculture che oggi appaiono molto rovinate.

Vista laterale della Fontana di Eolo. Le statue furono usate come bersaglio dai soldati durante la  Seconda Guerra Mondiale

La Fontana di Eolo ha dimensioni enormi, è circa 80 metri di larghezza, 4 volte più grande della Fontana di Trevi in Roma! Notare quanto appaiano minuscole le persone a fianco dell’ultima “grotta” a destra!

La Fontana di Cerere

La Fontana raffigura Cerere, dea della fertilità dei campi, circondata da ninfe , amorini , coppie di tritoni e da due delfini che suonano la buccina. La dea sostiene il medaglione della Trinacria (la Sicilia) e ai lati sono rappresentati, sotto forma di divinità maschili, i due fiumi siciliani l’ Anapo (antico Alfeo) e l’Aretusa, la ninfa di Diana trasformata in fonte per sfuggire all’amore di Alfeo , che a sua volta si mutò in fiume per raggiungere l’amata. 

In origine Cerere aveva il capo ornato di spighe di grano, mentre le nereidi avevano in mano le spighe di bronzo, che vennero tolte durante l’occupazione francese. La splendida composizione scultorea, dall’armonica forma piramidale, è opera di Gaetano Salomone e fu realizzata in marmo di Carrara e pietra di travertino tra il 1783 e il 1785.

Vista della Fontana di Cerere con la cascata sullo sfondo

La Fontana di Venere e Adone

Il gruppo scultoreo che adorna la fontana rappresenta il momento in cui Venere implora invano Adone di non andare a caccia, nel tentativo di scongiurare il compiersi del suo tragico destino. Intorno al giovane cani festosi per l’imminente battuta di caccia, mentre nascosto su uno scoglio vi il cinghiale che lo ferirà a morte. Una folla di ninfe e amorini partecipa al dolore della dea. L’opera, un insieme leggero e movimentato, è stata realizzata da Gaetano  Salomone in marmo di Carrara.

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Le cascatelle ed i getti d’acqua della fontana

La Via D’acqua con in fondo la Reggia come appare dalla Fontana di Venere ed Adone

La Fontana di Diana e Atteone con la cascata

Alla fine del parco dominato dalla Grande Cascata (è alta 82m), c’è un grande bacino d’acqua ornato con il celebre gruppo di Diana e Atteone, scolpito da Paolo Persico, Pietro Solari e Angelo Brunelli. Da una parte c’è Diana, la dea della caccia e dei boschi (non a caso l’area retrostante è quella del Bosco di San Silvestro), circondata da ninfe pronte a tuffarsi in acqua, dall’altro lato c’è Atteone, che avendo osato guardare Diana nella sua nudità, e per vendetta ella lo trasforma in cervo che dopo verrà sbranato dai suoi stessi cani.

Tra i gruppi scultorei ruggisce forte la grande cascata, come simbolo di vita e di purificazione. Il culto di Diana era molto popolare nella zona di Caserta, ricca di foreste e animali selvatici. Per lei, infatti, con il nome di Tifatina, vi era dedicato un tempio sulle cui rovine fu costruito la basilica di Sant’Angelo in Formis.

La fontana è composta da due gruppi scultorei , “Diana e le Ninfe” (in primo piano nella foto ma sul lato destro nella realtà) ed “Atteone sbranato dai Cani” in lontananza (sul lato sinistro in realtà)

Il torrione in cima alla cascata e la vista delle fontane

Su entrambi i lati della fontana di Diana e Atteone vi sono due scalinate che vi conducono in cima alla cascata, dove è possibile trovare una piccola caverna artificiale, progettata da Vanvitelli per essere utilizzata come gazebo, data la spettacolare vista che dal territorio di Caserta si estende sino Napoli, dimostrando il cosiddetto “effetto cannocchiale” del Vanvitelli.

La cima della cascata

Vista dalla saletta del Torrione. è distante 3,3km dalla Reggia!

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