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La Cappella Palatina della Reggia di Caserta

La Cappella Palatina della Reggia di Caserta trasformò il Barocco anticipando la nascita dello stile Neoclassico.

Storia

Inaugurata nel Natale 1784 dal Re Ferdinando di Borbone e dalla Regina Maria Carolina, la Cappella Palatina di Caserta, per volere del precedente Re Carlo di Borbone, fu progettata ispirandosi a quella di Versailles, ma Vanvitelli col suo genio creò non solo qualcosa di totalmente diverso, ma riuscì a sintetizzare in essa tutta la tradizione rinascimentale, manieristica e barocca dando origine al neoclassicismo.

La ricca e complessa decorazione dal raffinato gusto neoclassico è il risultato della magistrale abilità del Vanvitelli di sintetizzare in un’unica opera tutta la tradizione rinascimentale, manieristica e barocca come i festoni, le finestre ovali o i cassettoni del soffitto, spesso usati dal Vanvitelli all’interno di tutta la Reggia, ma che appaiono ogni volta diversi a seconda del loro posizionamento, grazie ad una diversa decorazione ed ai diversi giochi di luce.

Per espressa volontà dei Regnanti, La Cappella Palatina della Reggia di Caserta fu realizzata senza alcuna limitazione di spesa coi migliori marmi del Regno e marmo di Carrara, e dai migliori artisti disponibili al tempo. Nella balconate laterali erano previste sei statue di santi, poi non inserite: santi Gennaro, Rosalia, Carlo, Amalia, Irene e Michele. Nella porta del tabernacolo era previsto l’inserimento di un colossale topazio scolpito, ora a Taranto.

Nel 1943, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu bombardata dagli anglo-americani venendo seriamente danneggiata così perdendo anche molte opere d’arte.

La mattina del 26 dicembre del 1784, il notaio Domenico Pezzella di Caserta redige una “nota” ( qui trascritta ) per certificare la inaugurazione e consacrazione della Reale Cappella della reggia di Caserta avvenuta la mattina del 24 dicembre del 1784 nonché l’organico di religiosi, con relativi costi, per il suo funzionamento, così come disposto dai reali dispacci:

 

“ In Dei nomine Amen.

Ferdinando IV per la Dio Grazia Re delle Due Sicilie e Gerusalemme, Infante di Spagna, Grande Principe Ereditario della Toscana, Duca di Parma, Piacenza e Castro. D. Antonio de Ottero Gran Croce dell'Ordine Costantiniano, maresciallo di Campo degl'Eserciti di S. M., Intendente ed Amministratore Generale de Reali Stati di Caserta, Valle e Durazzano. Di ordine di detto Signor Intendente, e per futura memoria certifico io sottoscritto Regio Notaro Ordinario di detti Reali Stati, qualmente avendo la M. S. fatta edificare in questo magnifico Real Palazzo di Caserta la Regal Cappella per Comodo delle Maestà loro e la Real Famiglia situata nel piano Regale dopo la magnifica scala, la quale la mattina de' 24 Decembre del Cadente Anno 1784 fu quella benedetta privatamente dal Reverendo Sacerdote D. Aniello Gallucci Cappellano della Regal Cappella di Napoli. La notte di detto giorno alle ora sette fu detta Real Cappella tutta illuminata di dentro, e l'atrio della medesima fu adornato di lampieri di cristallo venuti da Napoli con torcete di Cera di circa ottocento libbre, ed indi vi si portò la M. S. con seguito de' cavalieri la Regina nostra Sovrana non v'intervenne, perché sgravata di fresco e con musica della Real Cappella di Napoli furono celebrate tre messe dal reverendo sacerdote D. Ferdinando Crispo altro Cappellano della Real Cappella di Napoli, coll'esposizione del SS.mo ed il piisimo nostro Re vi assistì. Indi poi la mattina del giorno Venticinque si portò l'Illustrissimo Revendo D. Domenico Pignatelli Vescovo di questa Città di Caserta alle ora 10 di Spagna, dal quale fu Cantata la Messa ed il Te Deum colla stessa musica ed assisto da sacerdoti e clerici della suddetta Regal Cappella di Napoli. Ed avendo la M. S. voluto provvedere detta Real Cappella di Rettore, Cappellani e Clerici, affine quella sia ben amministrata nel Divin Culto e perciò ha creato per Rettore il sacerdote D. Francesco Mezzacapo con mensual stipendio di ducati diciotto, per Sacrestano e Cappellano D. Andrea Petriccione con ducati quindici al mese, D. Francesco Fiorillo, D. Camillo Retrosi, D. Antonino Augusto e D. Vincenzo Luppoli altri Cappellani col mensual stipendio di ducati dodici per ciascuno. E più di quattro Clerici cioè Pasquale Santacroce,Michele Cassano, Giacomo Zolfanelli e Michele di Fratta, senza stipendio, et un figliolo per spazzare e mantenere pulita la detta Cappella per nome Nicola Antonio Barrelli con mensual stipendio di carlini trenta al mese, come da regali dispacci, alli quali fece.

Caserta li ventisei dicembre 17ottantaquattro.

 

Et in fede Notar Domenico Maria Pezzella di Caserta, notar della serenissima Real Camera Casertana e delle Reali Delizie di S. Leucio visto ho segnato “

L'abside

Cappella 11 1, Reggia di Caserta Unofficial

Il dipinto

  • Autore: Giuseppe Bonito
  • Titolo:  Immacolata Concezione
  • Anno: 1789
  • Tecnica: olio su tela
  • Dimensioni: 6,9×3,6m
Giuseppe Bonito, allievo di Francesco Solimena, divenne un punto di riferimento nell’ambiente artistico napoletano. Fu primo pittore di corte e pittore di camera del re Carlo di Borbone. Dal 1755 divenne direttore dell’Accademia del Disegno di Napoli e consulente per le attività di alcune manifatture reali come il Laboratorio di Arazzeria, per il quale realizzò diversi cartoni di arazzi (Storie di don Chisciotte e Le Allegorie delle Virtù coniugali). Nella Reggia di Caserta, sull’altare maggiore della Cappella Palatina, si trova una delle sue ultime opere: la tela de L’Immacolata Concezione (1789).

Giuseppe Bonito - "Immacolata Concezione" - 1789 (olio su tela, Dimensioni: 6,9x3,6m)

La Madonna sale verso il cielo, con un piede sulla falce di luna, tra angeli e cherubini. Sotto di lei ancora angeli con gigli e fiori in mano.
In basso, l’Arcangelo Michele uccide il Serpente con la punta acuminata di una croce. Per questa pala avevano realizzato bozzetti anche il Mengs nel 1756, Sebastiano Conca tra il 1757 e il 1758 e Gerolamo Starace che ne lasciò, nel 1760, anche un modello in rame.

Gli organi scomparsi

In seguito al bombardamento anglo-americano del 1943, tra le tante cose distrutte nelle Cappella Palatina, vi erano anche questi due splendidi alti ben 8 metri. Dipinti di colore bianco erano corredati da una notevole decorazione in stile rococò, mentre sul parapetto sottostante vi era una decorazione in stile barocco atta a coprire la visione dell’organista, entrambi presumibilmente in legno scuro profilato in oro come i lampadari.

Il soffitto

Il soffitto di forma semisferica, è diviso in tre zone con cassettoni e finestre, decorati da festoni e putti. Al centro una raggera col monogramma della Vergine e due angeli.

I tre progetti dell'abside

L’abside che vediamo oggi è il risultato di modifiche effettuate dall’architetto Luigi Vanvitelli eseguite dopo la pubblicazione del progetto nella Dichiarazione dei Disegni. Da non dimenticare che nel 1943 furono bombardati i due organi che erano presenti dove ora ci sono le tende. Al centro il dipinto “Immacolata concezione” di Giuseppe Bonito. 

In questa versione iniziale del progetto, al posto dei due organi vi erano due nicchie con statue, il timpano aveva forma arcuata invece che classica triangolare, un medaglione con croce invece della raggiera, e non c’erano finestre

Il progetto pubblicato nella Dichiarazione dei Disegni  riprende quanto poi realizzato, ad eccezione della forma dei cassettoni del soffitto, poi realizzati come nel progetto precedente.

Quanto poi realizzato nella parte superiore è la via di mezzo tra i due progetti precedenti, mentre per la parte centrale  ha mantenuto il secondo progetto coi due organi al posto delle nicchie con le statue (i due organi non ci sono più perché sono stati distrutti dalla bomba del 1943).

L'altare

Nella zona absidale l’altare in stucco non è la versione definitiva, ma il modello originale, che non fu mai rifinito in marmo. Allo stesso modo, il tabernacolo previsto in pietre dure (ametista, lapislazzuli, corniola, agata e diaspro) non è stato completato, ed al suo posto ve n’è uno in legno policromo.Sotto l’altare era prevista un’urna antica di marmo grigio decorata con agate e bronzi dorati, mentre il tabernacolo doveva essere costituito da pietre preziose: ametiste, lapislazzuli, legno pietrificato, corniole, agate e diaspri, e decorato con bronzi dorati. Lo sportello del ciborio avrebbe dovuto essere in lapislazzuli, acquistati già dal 1743, ma successivamente fu deciso di adoperare invece un grosso topazio, acquistato a Roma da Ferdinando I (forse in occasione della sua visita alla città nel 1816), tramite Filippo Rega, cammeista e direttore del Laboratorio delle Pietre Dure di Napoli. Il Rega avrebbe dovuto scolpire il topazio in forma di Cristo benedicente che regge il mondo, ma non poté completarlo per via della morte dello stesso avvenuta nel 1833.I lavori del tabernacolo si protrassero per lunghi anni, e quando nel 1845, in occasione del VII Congresso Internazionale delle Scienze, Ferdinando II ordinò che l’altare ed il tabernacolo fossero collocati nella Cappella Palatina, ma l’allora Direttore rispose che dal Laboratorio erano scomparsi sia i disegni che i modelli, e che dopo varie richieste aveva ricevuto un modello ben diverso dal primo progettato da Luigi Vanvitelli.Perciò il Direttore dei lavori della Reggia, all’epoca l’architetto Gaetano Genovese, incaricò il disegnatore Enrico Maldarelli di preparare il progetto dell’altare provvisorio, lo stesso oggi esistente. Il disegno in sei tavole, inviato al Laboratorio solo il 12 novembre del 1845, mostrava nella parte inferiore dell’altare un’urna di marmo bianco collocatavi dopo il 1826, più piccola di quella in marmo grigio delle misure dell’altare che sin dal 1826 è conservata nei magazzini della Reggia. Il sarcofago di marmo bianco, però, non piaceva a Re Ferdinando II, il quale, consigliato dallo stesso Genovese, lo fece sostituire con un pannello decorativo in pietre dure con due angeli in marmo bianco ai lati come progettato da Luigi Vanvitelli.I lavori del tabernacolo furono interrotti nel 1784 e mai più ripresi per via della dominazione napoleonica del Regno delle due Sicilie. Così attualmente l’altare ed il tabernacolo della Cappella Palatina, nonostante la loro eccezionale qualità realizzativa, sono solo dei modelli.
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A sinistra il tabernacolo della basilica di San Francesco di Paola in Napoli, a destra quello non finito destinato alla Cappella Palatina di Caserta. Entrambi non sono più nel luogo a cui erano destinati. Si tratta di due giganteschi topazi, due capolavori scultorei per via dell’estrema durezza di quetso tipo di pietra.

Il bombardamento del 1943

La Cappella subì gravi danni il 27 Agosto 1943 a causa dei bombardamenti americani sulla città di Caserta e sulla Reggia, che colpirono la Cappella Palatina, danneggiando il soffitto, le colonne e le pareti, distruggendo opere di inestimabile valore quali i paramenti sacri, i due organi posti in alto ai lati dell’altare (dove adesso si vedono le tende), e anche sette degli otto dipinti della Cappella.

Dopo la guerra iniziò un intenso lavoro di restauro della Cappella Palatina per ridarle il suo splendore originale, ma per via dell’esaurimento delle cave di marmo borboniche, si dovette ricercarli a lungo nel mercato antiquario. Nel 1948 furono restaurati il pavimento della navata centrale e la zona absidale, il tabernacolo dell’altare, la balconata e gli stucchi dorati del soffitto. Non tutto è stato restaurato, in modo che osservando i marmi sfregiati, si ricordi questa storia per sempre.

 

LINK ESTERNO: 1943 - Il bombardamento di Caserta

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I dipinti originali

Questi erano i dipinti originari prima che venissero distrutti dal bombardamento angloamericano del 1943:

  • Sebastiano Conca, “L’annunciazione” (distrutto);
  • Giuseppe Bonito, “Immacolata concezione” (superstite);
  • Sebastiano Conca, “L’Adorazione de’ Magi” (distrutto);
  • Sebastiano Conca, “Nascita della Vergine” (distrutto).
  • R. Mengs, “Presentazione della Vergine al Tempio” (distrutto);
  • Sebastiano Conca, “La nascita” (distrutto);
  • Giuseppe Bonito, “Lo sposalizio di Maria” (distrutto).
  • Sebastiano Conca, “La visitazione” (distrutto).

Ricostruzione virtuale della Cappella Palatina

Scena tratta dal film “i tre aquilotti” del 1942.

In questo film girato un anno prima del bombardamento, puoi vedere tutto ciò che è stato distrutto.

La struttura della Cappella Palatina

Il modello originale della Cappella Palatina che fu presentato ai regnanti per l’approvazione

Dimensioni interne PxLxH: 39m x 24m x 22m. a intendersi esclusi tetto e spessore delle pareti

La struttura consta di un’unica navata affiancata da due passaggi laterali che conducono alla sacrestia, dove si trova un museo di arredi sacri. Al di sopra dei passaggi laterali, vi sono colonne su alti piedistalli supportati da pilastri, che formano la balconata. Al di sopra della balconata, vi è un passaggio nascosto alla vista: infatti le finestre ovali che si vedono dalla Cappella non sono esterne all’edificio, ma in realtà fungono da filtro per altre due serie di finestroni  esterni che servono ad aumentare l’illuminazione, e che sono visibili solo accedendo a tale passaggio nascosto. In tal modo Vanvitelli riuscì ad aumentare l’illuminazione senza aumentare le dimensioni delle finestre ovali.

 

Sopra l’ingresso, di fronte all’abside vi è la Tribuna Reale con semicolonne in marmo giallo di Castronuovo e riquadri in marmo di Mondragone, e vi si accede mediante una scala circolare a destra dell’ingresso. Il soffitto ha forma di botte con cassettoni, il pavimento è costituito da un mosaico di pregiati marmi policromi, con una composizione che richiama quella del soffitto.

La ricca e complessa decorazione dal raffinato gusto neoclassico è il risultato della magistrale abilità del Vanvitelli di sintetizzare in un’unica opera tutta la tradizione rinascimentale, manieristica e barocca come i festoni, le finestre ovali o i cassettoni del soffitto, spesso usati dal Vanvitelli all’interno di tutta la Reggia, ma che appaiono ogni volta diversi a seconda del loro posizionamento, grazie ad una diversa decorazione ed ai diversi giochi di luce.

Sebastiano Conca fu incaricato dai Borbone, certamente anche dietro suggerimento del Vanvitelli,  insieme al Mengs e al Bonito, di creare i dipinti per la Tribuna reale. Ed il Conca, da quanto scritto dal Vanvitelli nel suo Epistolario, sebbene ormai ottantenne, portò a compimento l’opera con così eccellenti risultati che i due giovani sovrani, Ferdinando IV e Maria Carolina d’Asburgo, l’apprezzarono infinitamente.

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L'affinità con quella a Versailles

Dimensioni Cappella di Versailles PxLxH: 42m x 24m x 40m. (non è specificato se sia l’interno o l’intero edificio)

Apparentemente simile nell’aspetto alla Cappella Reale della Reggia di Versailles, la Cappella Palatina di Caserta è invece molto diversa da quella di Versailles che inizialmente fu presa a modello. In primis la cappella di Caserta è perfettamente inserita all’interno del palazzo, mentre quella a Versailles è, nei fatti, una chiesa esterna.

Rispetto all’equivalente a Versailles, il Vanvitelli modificò le gallerie laterali, sostituendo la prima fila di archi con passaggi architravati, ed il colonnato continuo superiore a forma di ferro di cavallo con un’abside senza gallerie retrostanti.

Come lo stesso Vanvitelli scrisse nel suo epistolario, fu il sovrano ad imporgli di ispirarsi al modello della Cappella di Versailles  (realizzata dal precedente architetto francese Jules Hardouin-Mansart):

“… La Cappella mia di Caserta certamente sarà il miglior pezzo e quella di Versaglies è così cattiva, sproporzionata in tutto, quantunque piena di bronzi dorati, che assolutamente è una pessima cosa, ma non è la cappella di Versaglies che mi ha astretto a fare la loggia intorno; è stato l ‘ordine del Re, che ha voluto che la Corte stesse tutta sotto il suo occhio quando sono i corteggi e bacia mani. La onde dicono male questi Signori; di più ò ridotto il tutto in buona simmetria di Architettura e comodo, e ricerchino se tali comodi sono altrove …
luigi vanvitelli ritratto ritagliato immagine di copertina
Luigi Vanvitelli
Architetto

Sembrerebbe, quindi, che il Vanvitelli, con una malcelata irritazione, voglia puntualizzare che la sua opera non certo sarebbe stata una replica del modello francese — che addirittura sembra disprezzare – e sottolinei che la soluzione del loggiato continuo è frutto solo di una precisa indicazione del Re. D’altronde, mentre per il progetto del parco l’influenza del modello francese è innegabile, per quanto riguarda la Cappella il Vanvitelli abbandonò presto anche la soluzione delle gallerie continue del celebre precedente dell’architetto francese Jules Hardouin-Mansart per adottare, come si legge nel progetto inciso nella Dichiarazione, nuove istanze compositive, scenografiche e decorative che di Versailles conservano solo la forma rettangolare con abside.

Analisi del progetto

Confronto tra il progetto originale ed il rilievo moderno. Come si nota dal confronto tra i disegni di progetto della Dichiarazione e la sua realizzazione, l’impianto planimetrico del progetto originario è rimasto pressoché invariato nella forma ma è stato cambiato nelle proporzioni. Infatti, ad esempio, la pianta è meno larga ma più profonda, e la parte di soffitto nell’abside ha una struttura molto differente.

  • Sezione laterale. Notare la grande armonia delle proporzioni.
  • Nella Tribuna Reale notare il terzo livello con le due file di finestre non visibili dalla Cappella.
  • Nel progetto erano previste statue tra le colonne binate, ma non furono mai scolpite. Notare la differenza in altezza e nella decorazione della volte a botte, evidentemente cambiata in fase di realizzazione della Cappella.

Foto d'epoca della Cappella Palatina

Alcune foto d’epoca della Cappella Palatina della Reggia di Caserta.

Visita virtuale della Cappella Palatina

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